“Inventare la propria vita non è un lusso, è una lotta per la libertà”

Christophe Girard


Si dicono famiglie “omogenitoriali”  quelle composte da genitori omosessuali i cui figli appartengono ad un progetto della coppia stessa  (famiglie così definite di “prima costituzione”) oppure che sono nati da una precedente relazione eterosessuale (famiglie “ricostituite”, dopo una  separazione o un divorzio).

In questi anni in Italia le famiglie omogenitoriali stanno mostrando una capacità sempre maggiore di “rendersi visibili” nel tessuto sociale e di partecipare in modo trasparente alla vita dei membri della famiglia stessa, ma c’è ancora molta strada da fare sia da parte di queste famiglie che della società, che auspichiamo sia sempre più disponibile ad instaurare relazioni sane alla cui base vi è il riconoscimento e l’accoglienza.

E’ importante sottolineare il valore della “trasparenza” dell’identità familiare, ovvero della possibilità di mostrarsi in modo autentico per come si è, senza nascondere l’omogenitorialità, con vantaggi per i figli e poi a cascata per tutti i membri della famiglia stessa.

In generale possiamo dire che è bene che tutti i figli sentano la propria famiglia come “normale”, che abbiano la possibilità di raccontarsi in modo trasparente al mondo intorno, che siano inseriti in un tessuto familiare (zii, nonni, cugini appartenenti a tutti membri del nucleo) e sociale (scuola, amici propri e dei genitori, conoscenti) che li riconosca e li accolga senza pregiudizi. Ogni figlio ha bisogno di poter parlare di sé e della propria famiglia senza dover nascondere aspetti della la sua identità.

E’ negativo nascondere l’omogenitorialità: nei bambini in particolare il nascondersi o il non comprendere a pieno il carattere delle relazioni che le figure di attaccamento, e comunque familiari, hanno tra loro o con altre persone  genera confusione e ansia; il fatto che non possano raccontarsi serenamente induce a pensare che esista in loro qualche cosa di sbagliato o negativo, per cui è necessario “nascondersi”, celare la propria identità famigliare al mondo.

A livello sociale, la scuola ha una responsabilità particolare nell’accogliere queste  bambine/i e i loro genitori “tutti”.

In linea con quanto stabilisce la legge italiana il riferimento per l’istituzione scolastica, sul piano legale, è il genitore biologico e dunque un solo genitore della coppia omosessuale (o anche quello adottivo nel caso di famiglie ricostituite).

Nonostante ciò è importante che le/gli insegnanti, anche a fronte di una richiesta condivisa da parte di entrambi i genitori biologici, accolgano sul piano relazionale la coppia omogenitoriale, così da instaurare una positiva relazione scuola-famiglia  e favorire nei minori stessi  una crescita quanto più possibile serena.

La famiglia, intesa come “legame” e “progetto”, merita dunque di essere riconosciuta e accolta, mostrando la capacità di accogliere i nuovi scenari familiari che si presentano a noi, aspirando al migliore interesse del bambino.

Non sempre i genitori sono disponibili ad aprirsi e manifestarsi: molto diverse tra loro sono le storie di omogenitorialità e in molti casi gli individui hanno sperimentato il peso dei pregiudizi, si sono interfacciati con diversi gradi di accettazione addirittura da parte delle famiglie di origine o dell’ambiente sociale di appartenenza, così da essere diffidenti nei confronti del mondo esterno.  

Per i genitori stessi quindi non è facile aprirsi, comprensibilmente. L’omofobia (la paura e l’avversione nei confronti dell’omosessualità, della bisessualità e della transessualità basata sul pregiudizio) diffusa a livello sociale (più o meno esplicita) induce i genitori a vivere con timore l’incontro con l’esterno, con la scuola, soprattutto agli inizi di ogni nuovo ciclo scolastico.

Spesso la stessa omofobia interiorizzata (la percezione di sé come sbagliati e giustamente discriminati perché omosessuali) fa approcciare all’incontro con vissuti emotivi negativi.

L’atteggiamento della scuola rispetto a queste situazioni dovrebbe essere di comprensione, assenza di pregiudizi, di comunicazione aperta e di accoglienza, per il bene del minore che ha bisogno di sentirsi libero di essere se stesso e di raccontarsi, sentendosi accolto dalle figure educative di riferimento (in ogni struttura educativa formale e non).

I bambini devono poter parlare a scuola delle figure affettivamente importanti per loro e, perché questo si realizzi, è utile che il desiderio di trasparenza da parte della famiglia omogenitoriale sia rispettato, accolto e sostenuto.

Infine desidero sottolineare il valore per gli insegnanti di conoscere in prima persona situazioni di cui fino a quel momento hanno potuto avere solo una opinione; una disposizione di apertura verso l’altro, di ascolto rispettoso dell’identità altrui può essere una ottima occasione di crescita per tutti, sul piano professionale ma anche e soprattutto su quello individuale.

 

 

La luce del sole

Anna più Anna si vogliono bene.

Paolo più Paolo si amano tanto.

Nelle tue mani metto il mio cuore

per la vita ti resterò accanto.

Voglio amarti alla luce del sole

con l’amore che più mi assomiglia

e pronunciare quelle parole

che fanno di noi una famiglia.

(poesia e immagini tratti da Il cammino dei diritti Janna Carioli – Andrea Rivolta)



Incontri: famiglie omogenitoriali e scuola

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