Cosa è la paura?

La paura è un’emozione (proprio come la gioia, la tristezza…). E’ come un campanello di allarme che ci segnala un pericolo, una minaccia.

La funzione della paura è quella di spingere le persone a proteggersi dal pericolo (es. fuggire, difendersi). Quindi avere paura non è un segno di vigliaccheria ma un segnale che ci avvisa che qualcosa che sta per accadere può essere pericoloso. Proprio come per un animale è essenziale riconoscere il pericolo per potersi difendere o fuggire.

Le paure nei primi anni di vita

Durante la crescita accade spesso che nei bambini insorgano delle paure, cosa che li può anche portare condizionare i propri comportamenti e le relazioni sociali.

Se osservate questo nei vostri bambini sappiate che vostro figlio non sta necessariamente  “regredendo”, ma il comportamento in questione potrebbe essere un segnale di crescita.

Le nuove paure sono indicative dello sviluppo mentale del bambino: ora può cogliere differenze che prima non notava.

Inoltre si sta consolidando un forte legame di attaccamento con le sue figure di riferimento.

Possiamo dunque osservare:

  • Paura di separarsi dalla mamma (o altra figura di attaccamento)
  • Paura dell’adulto estraneo: questa emozione è collegata con la nuova capacità di riconoscere una persona estranea rispetto ad una familiare. Il bambino istintivamente si protegge mostrandosi diffidente dall’estraneo.
  • Paura di altri bambini che mostrano comportamenti per loro imprevedibili (mordono, spingono, sottraggono i giocattoli…)
  • Paura di animali, buio, temporali, mostri, creature immaginarie

Le paure sono come “contenitori”

Alcune paure, come quella del buio, possono diventare un contenitore di altre angosce più intime e che il bambino difficilmente riesce ad esprimere con le parole.

I bambini crescendo si confrontano in modo nuovo con gli aspetti della realtà che vivono: litigi degli adulti, malattie, commenti sgradevoli, scene impressionanti, attesa di un rimprovero.

Così ad esempio il buio o un mostro possono contenere nuove e più profonde paure (paura che possa accadere qualcosa di brutto, paura che mamma e papà non gli vogliano più bene…).

Un’esperienza traumatica (malattia, incidente, morte di un familiare) è sempre un momento significativo, sia per un adulto che per un bambino e, in questi casi, un bambino può “utilizzare” una paura per esprimere il proprio disagio, la propria sofferenza.

Le paure della fanciullezza

Dai 6 ai 12 anni le paure cambiano di nuovo, insieme allo sviluppo psichico dei bambini.

Così, anche se mostri e streghe non sono più terrorizzanti, l’emozione della paura si fa sentire per minacce più reali (ladri, rapitori, danni fisici, malattie, sangue, morte e abbandono).

E ancora nascono nuove paure legate alla scuola e ai compagni: esami, litigi, sopraffazioni, oltre che la paura di essere rifiutato dai compagni.

La paura in adolescenza

Anche gli adolescenti hanno le loro paure, per lo più legate al corpo, alla sessualità e alla sfera sociale (brutte figure, critiche, insuccessi, esami, essere ignorati o rifiutati), aree che durante questo particolare periodo della vita vanno incontro a nuovi e grandi cambiamenti.

E noi adulti? Di cosa abbiamo paura? E’ Iimportante guardarsi dentro per aiutare un bambino a crescere.

Cosa fare?

Le paure fanno parte della vita di ogni bambino e generalmente vengono superate spontaneamente, meglio se con l’aiuto di mamma e papà (riuscire a superarle rafforza la stima in se stessi). Alcuni suggerimenti:

  • Ascoltare sempre cosa hanno da dire i vostri figli.
  • La paura va rispettata e non ridicolizzata.
  • Alle naturali paure del bambino non vanno aggiunte le paure, le preoccupazioni e le angosce  degli adulti
  • Evitate di rassicurarlo in maniera eccessiva, vostro figlio si potrebbe convincere che c’è davvero qualcosa da temere.
  • Se vostro figlio ha paura di un oggetto, di un animale o di un luogo, avvicinatelo insieme lentamente, in piccole e facili tappe. Ogni tappa deve essere sopportabile  (cioè deve creare una quantità di ansia non eccessiva) per il bambino. Più sarete graduali e meglio sarà, perciò progettate in anticipo il vostro piano.
  • Utilizzate l’esempio (o “modeling”) mostrando con naturalezza come vi comportate voi con l’oggetto della paura (es. se ha paura di un insetto mostrategli che può camminare sulle vostre mani) senza dare segni di disagio. Tuttavia lasciate al bambino il tempo di assorbire il vostro esempio, senza imporgli di fare altrettanto se non se la sente. Lasciatelo osservare più volte il vostro comportamento con naturalezza. Un cambiamento nella sua paura può non essere immediato ma avere bisogno di tempo.

Quando chiedere aiuto?

Se la paura diventa troppa, ovvero tanta da condizionare in modo significativo la vita di un bambino e di chi gli sta vicino, e tanta da ostacolare la maturazione del bambino mettendo a rischio i compiti quotidiani necessari alla crescita (es. scuola, rapporti con gli altri bambini, rapporti con i genitori) allora è bene attivarsi per chiedere un una consulenza psicologica, per evitare che si strutturino fobie (paura persistente, intensa, difficile da controllare) o stati ansiosi. Ricordatevi che le angosce e le fobie più profonde non sempre vengono manifestate come “paure”. Talvolta sono coperte, ovvero nascoste da comportamenti problematici ( controllo degli sfinterici o alimentazione, irritabilità, eccessivo attaccamento alle figure adulte). In questi casi è utile chiedere una consulenza psicologica (alcuni colloqui con uno psicologo che possa dare qualche indicazione utile e valutare se è necessario avere un aiuto più strutturato per gestire la situazione).