Questo articolo è dedicato ai genitori dei bambini che frequentano un Nido o una scuola dell’infanzia che offre attività ispirate ai principi della Psicomotricità Relazionale. Molti di questi genitori chiedono di comprendere meglio questa esperienza e quindi offrirò alcuni spunti che, insieme alle immagini, permettano loro di capire di cosa si tratta.

Il “padre” della Psicomotricità Relazionale è Andrè Lapierre, un professore francese di educazione fisica che ha applicato questa attività psicomotoria a contesti educativi, oltre che riabilitativi e terapeutici, integrando 30 anni di pratica e di studio del corpo e del movimento con il contributo di vari psicologi e psicoanalisti . In questo tempo ha studiato e analizzato i comportamenti spontanei di adulti e bambini, in situazioni in cui potevano esprimersi liberamente con il corpo, fuori da ogni regola e norma comportamentale.

Cerchiamo ora di capire più nello specifico di cosa si tratta.

La psicomotricità relazionale utilizza il gioco per promuovere particolari esperienze corporee e di movimento nel bambino, fondamentali per il suo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale.

Osservate queste immagini.

Uno spettatore, un genitore che dovesse assistere ad una sessione di psicomotricità relazionale potrebbe pensare che si tratta di un gioco improvvisato, sregolato, confuso, e basta.

Non è così.

Per capire il perchè dobbiamo innanzitutto avere chiaro che nei primi anni di vita, nell’iniziale assenza del linguaggio, che solo gradualmente si struttura, i rapporti che il bambino instaura con le figure di attaccamento  e con il mondo esterno sono soprattutto relazioni motorie e corporee: sono fatte di gesti, mimica, contatto, sguardi, suoni vocali e degli oggetti. Il linguaggio corporeo rappresenta lo strumento comunicativo per eccellenza.

Il bambino “parla” attraverso il corpo e sente tutto quello che l’adulto gli comunica attraverso il suo corpo.

Questo è un concetto essenziale per comprendere questo tipo di psicomotricità nei contesti educativi.

Cerchiamo ora di capire come si struttura una sessione.

Si mette a disposizione del bambino un ambiente vuoto, liberato da ogni oggetto. La stanza è completamente libera.

Poi vengono offerti diversi materiali (coperte, tessuti colorati, carta, cartone, tubi, palloni, cerchi…). In ogni incontro viene messo a disposizione un solo tipo di oggetto, scelto dalle educatrici. Il bambino li può usare liberamente, con il proprio corpo, da solo o entrando in relazione con l’altro, un compagno o l’educatore.

Ogni materiale stimola comportamenti diversi, ma questi rappresentano per lo più sempre conflitti, desideri, bisogni che il bambino agisce, attua con il proprio corpo; può muoversi liberamente all’interno di questo contesto di gioco senza alcuna costrizione né giudizio.

Simbolicamente i bambini possono esprimere le loro pulsioni che vengono dal loro profondo e di cui non hanno piena coscienza.

Il gioco libero per il bambino crea una situazione simile a quella delle “libere associazioni” della psicanalisi. In questo caso tuttavia l’agire con il corpo si sostituisce al dire con le parole: i bambini possono così esprimere qualunque cosa senza tentativi di controllarsi.

Ognuno fa ciò che desidera individualmente, anche se può accadere che più bambini si aggreghino essendo la loro attenzione attirata su uno stesso aspetto, materiale o dinamica.

Quando interagiscono con l’altro si realizza una relazione che va oltre alle apparenze; i comportamenti del bambino dicono molto di più di quanto sia osservabile nella realtà.

Ogni incontro va letto all’interno di un percorso che dura un anno intero, o anche più anni scolastici.

Ogni gesto attuato non è isolato ma ha un comportamento precedente e una sua evoluzione, passando per la sua ripetizione, tanto che è possibile osservare una vera e propria evoluzione, caratterizzata da fasi specifiche.

Le sedute di psicomotricità sono fatte di ascolto e disponibilità totale a livello corporeo, dove viene accolto uno dei bisogni più profondi di ogni individuo:  essere ascoltato e accolto.

Il vissuto dei primi anni di vita influenza in modo significativo tutto il successivo percorso evolutivo dell’individuo e dunque è importante che in questo tempo venga offerto uno spazio di espressione e relazione per favorire un sano sviluppo psichico del bambino.